Tutti “vanno sui social”, postano, taggano, likano, si fanno selfie.
Adulti, anziani, giovani, bimbi ognuno con la sua finestra nel mondo da cui urlare: “ehi, ci sono anch’io”.
Nel settore di cui mi occupo per professione, la salute e in quello che invece sta tra la passione e un’occupazione anche lavorativa, il fitness, i social sono diventati un “must”.
Le “macchine su cui si fa cardio” hanno una connessione diretta a You Tube, Google, Facebook, Twitter: a uno non vecchio ma comunque nemmeno poi giovanissimo come me, “fa strano”, perché in palestra si allenano i muscoli e non si deve distrarli con attività intellettive…è fisiologia dopotutto! Ma quando mi guardo intorno vedo che sono l’unico senza il telefonetto in mano e gli auricolari nelle orecchie.
Oggi è così: i social rappresentano la fonte più preziosa di connessioni. E se non sei connesso non puoi lavorare, non puoi far sapere ai tuoi potenziali clienti cosa vendi, a quale evento stai lavorando, com’è fatto il tuo mondo o quali sono le tue idee in merito ad un argomento.
E nel campo della salute è la stessa cosa: ci sono gruppi di questo e quello che attirano come api sul miele esperti, meno esperti e curiosi. E si parla e si scrive di tutto. Ognuno dice quello che in altre “location” non avrebbe il coraggio di far superare la barriera delle labbra.
È un fenomeno che notiamo tutti, tanto quanto la sua accelerazione: una paziente mi ha chiesto se una delle mie conferenze la “davo anche in streaming”.
“Meraviglioso”, ho pensato. Mi ha scambiato per uno importante, uno “che ne sa”: no signora, se vuole deve iscriversi e venire di persona.
Non voglio fare il “retrò”, non mi pare proprio il caso. Ma nemmeno ricevere inviti via Facebook tipo: “ciao, anch’io come te mi occupo di salute. Scrivimi o chiamami al……che ti spiego cosa faccio”…alle 23.53 di domenica sera!!!
Quello che vorrei suggerire è che ci sono delle “cose” che non esisteranno mai nei social.
Parlando del mio lavoro: non si può fare una consulenza via Messenger, non si deve. Non si può parlare della salute di un bambino senza averlo visto, toccato, ascoltato, preso in braccio.
Eppure è questo a cui assisto: soluzioni impacchettate da altre persone, scaricate da Internet attraverso i social, rappresentano la fonte alla quale oggi sempre più spesso un paziente opta, per attingere e soddisfare inizialmente un suo bisogno di salute.
Va bene. Ci mancherebbe. A volte è utilissimo e ci aiuta a prendere una scorciatoia.
La maggior parte delle volte, però, ci porta pretenziosi e poco collaboranti, di fronte ad un professionista che si trova diagnosi e prognosi già proposte proprio da colui che dovrebbe riceverle.
I social ci allontano nel momento in cui siamo davvero uno di fronte all’altro.
Dott Andrea Botteon
Osteopata D.O. MRO I
Perfezionato in Medicina Tradizionale Cinese ed Osteopatia pediatrica