AFA: Attività Fisica Adattata

L’organismo umano è progettato per una continua attività che, anche se di intensità moderata, contribuisce a migliorare tutti gli aspetti della qualità della vita ed è anche uno degli strumenti migliori per prevenire e curare molte patologie croniche (US Physical Activity Guidelines 2008; Warburton 2010). In letteratura vi è una forte evidenza che l’inattività fisica aumenti il rischio di molte condizioni di salute avverse, tra cui la malattia coronarica, diabete di tipo 2, il cancro della mammella e del colon e riduce l’aspettativa di vita (Lee 2012).

MX15_LIFESTYLE_AA_female walk on treadmill_older_loresTuttavia una parte della popolazione non potrebbe partecipare pienamente ed in sicurezza all’attività fisica a lei congeniale, ma necessita di un adattamento della stessa in quanto presenta limitazioni funzionali dell’apparato locomotore dovute all’età, a patologie organiche, a disabilità.

Tale “adattamento” viene definito “Attività Fisica Adattata”, meglio nota con la sigla APA dall’inglese “Adapted Physical Activity” o dal francese “Activité Physique Adaptée”.

La storia dell’ APA inizia agli inizi dell’ottocento, con attività per alunni ipo o non vedenti; la Perkins School for the Blind di Boston (Stati Uniti), nel 1838, evidenziava l’importanza del ruolo dell’attività fisica. Sebbene già negli anni 40 del secolo scorso il dott. L. Guttmann, a Stoke Mandeville, integrasse l’APA nel percorso di cura dei mielolesi e nel 1950 il dott. A. Maglio, presso il centro INAIL di Ostia, la utilizzasse per i suoi pazienti bisognò attendere la seconda metà del Novecento per vedere l’APA svilupparsi con le attuali peculiarità. Nel 1973 fu fondata la Federazione Internazionale IFAPA (International Federation of Adapted Physical Activity) e venne coniata l’attuale sigla APA; la Federazione aveva il compito di diffondere nel mondo le tematiche delle persone disabili e promuovere iniziative da porre all’attenzione degli organismi preposti.

La prima vera definizione di APA risale al 1986 e viene considerata come “ogni movimento, attività fisica o sport che può essere praticato da individui limitati nelle loro capacità da deficit fisici, psicologici, mentali o da alterazioni di alcune grandi funzioni”.

Alla base di tale pratica vi era l’idea che ciò che può essere fatto deve corrispondere alle reali capacità del soggetto e dalle sue potenzialità residue.

Attualmente l’ “Attività Fisica Adattata” come definizione si è ancor più ampliata e, viene considerata una materia interdisciplinare che comprende le scienze motorie, l’educazione fisica, le discipline sportive e la riabilitazione funzionale al servizio delle persone con disabilità. Anche la popolazione a cui si rivolge si è allargata e considera oltre alla categoria dei disabili anche i soggetti anziani, i malati organici sino ai soggetti con situazione di disagio ed esclusione sociale. Per questo tale disciplina, che fa necessariamente riferimento al modello bio-psico-sociale di G.L. Engel, ha il compito di adattare, quindi modificare, il programma, i compiti e/o l’ambiente, in modo che TUTTI possano partecipare all’attività fisica.

afa-days-320x240Un esempio di APA è il progetto “Abili si Diventa”, organizzato dal Servizio di Assistenza e Integrazione per gli Studenti Disabili dell’Università di Pavia (SAISD) in collaborazione con il Laboratorio di Attività Motoria Adattata (LAMA) e il Centro Universitario Sportivo (CUS PAVIA), i cui obiettivi sono il miglioramento delle abilità necessarie allo svolgimento delle attività quotidiane (ADL e IADL) e per coloro che lo desiderano, delle capacità condizionali fondamentali per la pratica amatoriale o agonistica di discipline sportive. Il gruppo di lavoro è costituito da Medici, Fisioterapisti, Laureati in Scienze Motorie, Psicologi, Dietiste, Educatori. Gli atleti di “Abili si Diventa” sono affetti da mielolesione, sclerosi multipla, spina bifida, paralisi cerebrale infantile e displasia congenita dell’anca. Il pensiero alla base del progetto individua il movimento, ancora prima dell’attività fisica, come efficace strumento biopsicosociale e ritiene che l’individualizzazione e la partecipazione attiva alla programmazione siano elementi imprescindibili dell’APA. La metodologia utilizzata è frutto di un’attenta analisi della letteratura e delle linee guida dell’American College of Sports and Medicine. Le sedute prevedono l’alternarsi di esercizi individuali ad attività di gruppo, per la cui gestione è stato necessario tenere conto delle differenti abilità dei partecipanti; l’allenamento in circuito ha consentito a tutti gli atleti di allenarsi al meglio delle loro capacità. Vengono utilizzate differenti tecniche: esercizi calistenici e funzionali, esercizi auxotonici, allenamento in sospensione e attività aerobica. L’utilizzo di alcuni applicativi, destinati al fitness, è stato rivisto e adattato ai differenti obiettivi e abilità. Durante le pratiche viene adeguatamente spiegato all’utente l’obiettivo di ogni esercizio, correlandolo all’attività quotidiana che si propone di migliorare; viene inoltre costantemente focalizzata l’attenzione sulla dinamica respiratoria, le corrette attivazioni muscolari e l’esecuzione dei passaggi posturali. Risulta evidente che luogo naturale di tale attività non siano i centri riabilitativi ma le palestre e i centri sportivi. Altrettanto evidente è l’imprescindibile necessità che l’APA venga programmata e supervisionata da specialisti della medicina dell’esercizio che abbiano acquisito competenze specifiche sia durante il loro percorso di studi che frequentando corsi di alta specializzazione.

 

Progetto “ABILI TUTTI”
Il 25 settembre a Pavia, in occasione della “Notte dei Ricercatori”, iniziativa promossa dalla Commissione Europea, è stato presentato il progetto “ABILI TUTTI”, organizzato dal LAMA in collaborazione con strutture ospedaliere e partner tecnici, tra cui JHT Italia; l’obiettivo è far praticare APA a persone con differenti disabilità.

afa daysA questo progetto parteciperanno anche il laboratorio di Nutrizione Clinica e alcuni Corsi di Laurea dell’Università di Pavia e di altri Atenei. La metodologia ricalcherà quella utilizzata per ABILI SI DIVENTA e porrà maggiormente l’attenzione alla piacevolezza e alle risposte affettive all’esercizio. Le esperienze dei due progetti saranno partecipate e condivise durante il convegno “AFA per la vita” e i successivi work shop che si terranno presso l’Università di Pavia l’11 e il 12 Marzo 2016.

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