I paramorfismi, atteggiamenti posturali scorretti quali ad esempio l’atteggiamento scoliotico, sono un problema frequente in età scolare (Latalski et al., 2013). In alcuni casi, anche se la letteratura recente fornisce maggiori indicazioni sui dismorfismi, sarebbe importante attuare un intervento finalizzato a modificare gli atteggiamenti scorretti e a favorire la percezione corporea e la presa di coscienza delle posture fisiologiche da adottare nella quotidianità (Choi et al., 2013). Il programma dovrebbe essere strutturato considerando i continui mutamenti biopsichici indotti dall’età evolutiva e utilizzando le linee guida che fanno riferimento alle evidenze scientifiche (EBM) e alle buone pratiche (EBP). L’attività dovrebbe essere prescritta da un medico specialista e andrebbe svolta con la guida e la supervisione di esperti qualificati.
Alcuni studi sottolineano l’importanza dell’allenamento della muscolatura deputata alla stabilizzazione della colonna (Schiller et al., 2008). Considerando che gli atteggiamenti scoliotici si manifestano principalmente tra l’infanzia e l’adolescenza non deve stupire che una delle maggiori difficoltà sia mantenere nel tempo l’aderenza dei giovani a programmi di attività fisica dedicati allo sviluppo della capacità di controllo del proprio rachide e all’apprendimento di posture corrette (Latalski et al., 2012). Le cause di questa situazione sono molteplici; quelle più frequentemente riportate dai genitori ai medici dell’ambulatorio di Ortopedia Pediatrica dell’Istituto di Cura Città di Pavia (Iccp) sono la mancata aderenza dei figli al programma e il conseguente conflitto interpersonale che spesso si viene a creare, l’assenza di tempo e la scarsa disponibilità economica.
Essendo noto che chi svolge un’attività piacevole tende a ripeterla nel tempo (Young P.T., 1952; Williams et al., 2008) è possibile supporre che anche i soggetti con paramorfismi potrebbero manifestare maggiore aderenza al trattamento se potessero eseguire esercizi di loro gradimento.
Sapendo che la famiglia influenza in maniera rilevante la partecipazione dei ragazzi (Latalski et al., 2012), il suo coinvolgimento diretto potrebbe rappresentare un’importante arma. Alcuni studi supportano l’utilità di un approccio multidisciplinare, quindi di un lavoro in team (Tavernaro et al., 2012), che consenta di affrontare al meglio la complessità biopsicosociale di questa patologia. Queste considerazioni hanno portato alla costituzione di un team multidisciplinare che ha ideato il progetto “Esercizi in famiglia”, basato sull’approccio family centered care e sul coinvolgimento dei ragazzi nella scelta degli esercizi da svolgere a domicilio. Il progetto è frutto della collaborazione tra l’ambulatorio di Ortopedia Pediatrica dell’Istituto di Cura Città di Pavia (ICCP) e il Laboratorio di Attività Motoria Adattata (LAMA) dell’Università di Pavia.
La finalità principale di questo studio di fattibilità è stato fornire un supporto alle famiglie e ai ragazzi che devono svolgere un programma di esercizi finalizzato alla modifica dei paramorfismi del rachide; in particolare si è voluto valutare non tanto l’efficacia degli esercizi quanto l’aderenza di un gruppo di utenti con atteggiamento scoliotico ad un programma di esercizi basato sull’approccio “Family centered care” e sulla percezione dello sforzo e delle risposte affettive all’esercizio.
Ricadute attese erano ottenere una buona aderenza dei giovani al programma di esercizi e conseguentemente, definire una proposta di attività da utilizzare a supporto dei trattamenti regolarmente consigliati.
Composizione del team
L’equipe di professionisti era composta da medici ortopedici, fisioterapisti, laureati in scienze motorie e una psicologa. Le varie figure hanno lavorato in collaborazione costante, il medico ortopedico ha stilato il programma che è stato svolto dai ragazzi con i fisioterapisti; i laureati in scienze motorie, afferenti al LAMA, hanno successivamente seguito i ragazzi nelle sedute svolte in palestra. La psicologa ha avuto un colloquio con ragazzi e genitori prima dell’inizio ed alla fine del progetto ed ha garantito supporto costante durante lo svolgimento dello stesso
Strumenti di supporto e di raccolta dati
Per favorire la partecipazione al progetto e valutare l’aderenza si è deciso di utilizzare dei diari su cui i ragazzi dovevano registrare le date e l’orario in cui eseguivano gli esercizi domiciliari. Lo stesso strumento è stato utilizzato per supportare il programma di esercizi consigliato per il periodo delle vacanze estive. Il programma estivo prevedeva la ripetizione degli esercizi domiciliari delle ultime tre sedute pre-estive, inoltre sono stati consigliati alcuni sport che andavano ad integrarsi con il lavoro svolto nei mesi precedenti. I ragazzi dovevano prendere nota, perciò, anche delle attività sportive svolte nel periodo estivo.
Strutturazione del lavoro
“Esercizi in famiglia” è stato strutturato in dieci incontri, della durata di un ora, con una frequenza quindicinale. Le sedute si sono svolte il Martedì dalle ore 17:30 alle 18:30; per favorire l’aderenza al progetto la scelta dell’orario è stata condivisa con i genitori che hanno partecipato attivamente alle sedute eseguendo gli stessi esercizi del figlio.
Le sedute costituivano un percorso, che partiva dalla percezione corporea ed arrivava agli esercizi per la personalizzazione del controllo posturale nella quotidianità ed aveva l’obiettivo di modificare gli atteggiamenti posturali scorretti dei ragazzi.
Metodologia della seduta
In ogni seduta si poneva l’attenzione su un differente aspetto della gestione del rachide e del corpo. Nella fase iniziale veniva illustrato il tema degli esercizi che sarebbero stati effettuati durante l’incontro.
Durante la fase centrale venivano spiegati e fatti eseguire tre esercizi; al termine di ciascuno i partecipanti compilavano la Feeling Scale (FS) per quantificare la piacevolezza percepita durante l’esecuzione. Per ogni ragazzo venivano individuati i due esercizi a cui aveva attribuito il punteggio di FS più alto, ossia quelli che avevano suscitato risposte affettive migliori. Successivamente gli esercizi venivano fatti eseguire con un maggiore controllo. In questa fase, veniva richiesto ai genitori di osservare con attenzione l’esecuzione e la correzione data inizialmente dai fisioterapisti e nelle sedute successive dai trainer ad ogni singolo ragazzo, per cogliere spunti e insegnamenti da riproporre a casa ai figli. I due esercizi venivano svolti a casa, congiuntamente da figlio e genitore, 5/10 minuti al giorno per 5 giorni la settimana. Il ridotto tempo di esecuzione degli esercizi domiciliari è stato “contrattato” dall’equipe con i ragazzi che, in cambio, si sono impegnati a controllare periodicamente, durante la giornata, la loro postura.
La seduta terminava con un breve debriefing in cui i partecipanti potevano chiedere ulteriori spiegazioni ed esprimere le loro opinioni, inoltre veniva consegnato il diario domiciliare e un foglio utile per ricordare le modalità esecutive degli esercizi.
All’incontro successivo, i partecipanti dovevano riconsegnare i diari compilati.
RISULTATI E CONCLUSIONI
10 soggetti hanno preso parte inizialmente al programma; 7 soggetti hanno svolto tutte le sedute che il progetto comprendeva.
È emerso che i ragazzi che hanno portato a termine il progetto praticano più attività fisica di quelli che lo hanno abbandonato; si potrebbe ipotizzare che i ragazzi già più attivi erano più predisposti a svolgere e a portare a termine l’intero progetto rispetto a quelli più sedentari.
A supporto del coinvolgimento dei partecipanti risulta interessante notare che due persone che avevano lasciato il progetto, hanno chiesto di poter portare comunque a termine il programma in un secondo momento. Al termine del progetto si è svolta una riunione tra il team dei professionisti, i genitori ed i figli. Da questo incontro sono stati forniti feedback interessanti sia da parte dei ragazzi che dei genitori. Infatti la maggior parte dei ragazzi che hanno eseguito tutte le sedute, hanno affermato di aver svolto l’intero programma (sedute ed esercizi domiciliari) insieme al genitore, facendo pensare che il supporto di quest’ultimo sia stato importante ai fini dell’aderenza.
Considerato che, anche nella popolazione adulta, sono numerose le problematiche della colonna che potrebbero trarre beneficio da un programma di recupero posturale parrebbe essere ipotizzabile che, in assenza di dismorfismi e previo valutazione del Medico Specialista, nei centri Fitness potrebbe avere senso proporre attività che consentano di far allenare contemporaneamente genitori e figli.